A.R. Bettazzoni, 2013

Vittorio Mameli è figlio della Sardegna. Qui nasce nel 1944, a Bonorva, in provincia di Sassari, e trascorre i suoi primi 19 anni, tra agricoltura e pastorizia. Fin da ragazzo ama dare ‘forma’ e trasformare in ‘scultura’ i materiali poveri, come diremmo oggi, che la terra mette a disposizione: pietre, sughero, legno. I sacchi usati per il cemento diventeranno le sue prime tele.
Nel 1963 emigra ‘in continente’, in Toscana, dove rimane 4 anni. Si trasferisce quindi sulle colline bolognesi, a Stiore di Monteveglio, dove riprende, nel dopolavoro, acquarelli e olio.
Nel 1968 approda a Castelfranco Emilia, dove incontra e sposa Ersilia, che gli darà la figlia Sonia e dove resterà per gli anni a venire. E sarà proprio Ersilia a spingere Vittorio a riprendere in mano l’antica passione lasciata da ragazzo. Riprendono corpo così, inizialmente come dono per la fidanzata, le sculture in legno.

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A.C. Simonini, 2007

A Vittorio Mameli

Non è facile parlare di sensazioni che insorgono all’incontro con opere d’arte che come “libri a rilievo’ raccontano di tempi lontanissimi, di generazioni da millenni presenti nella memoria indelebile dell’uomo, in questi giorni disperatamente alla ricerca delle proprie radici.

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A.C. Simonini, 2005

A Vittorio Mameli
Per la mostra "VISIONI" allestita al Palazzo Boschetti in San Cesario sul Panaro

Ho visitato la mostra e ne ho avuto uno strano impatto visivo. Vedevo solo OCCHI! L’onda infinita di quelle teste scolpite a bassorilievo e colorate con colori naturali, mi inseguivano stranamente guardandomi ora seriamente, ora ironicamente, ora minacciosamente ma il più delle volte MISTERIOSAMENTE.

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S. Negrini, 2005

Ricordo, come fosse ora, lo studio dello scultore Vittorio Mameli. All’ultimo piano della sua abitazione l’aria è tersa, intrisa d’odori agri ma al contempo accattivanti, la luce qui pare monocromatica, sopraffatta com’è dal ligneo colore, poi ovunque anche negli angoli più impensabili legni scolpiti, lavorati a mano ad uno ad uno, invadono lo spazio.Qui, dove tutto è frutto d’infinita passione e devozione, pare fermarsi il tempo, par essere proiettati in una dimensione altra, metafisica dove donne, dagli esili corpi, passeggiano con i loro variopinti ombrellini, e dove uomini, viandanti per necessità, racchiudono il mondo in una valigia.

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A.C. Simonini, 1997

ARTE E POESIA / IL TEMPO CONSUMATO 72-97

… contando per decenni un'attività coltivata al margine dell'usuale lavoro che gli permetteva di vivere una vita insieme a quella degli altri....e di capirne i bisogni....i sogni....e le storie normali degli essere normali degli essere comuni con i quali comunicava.
Questo vivere il tempo conservandone i ricordi più o meno lieti, quasi ha costretto, chi guarda con gli occhi ma sente col cuore, a lasciarne traccia oltre il tempo consumato per offrirla al tempo futuro e agli esseri che l'avrebbero vissuto.

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